Quando rigore minimale e forme sinuose, attraverso colori, tessuti e proporzioni creano la quintessenza della bellezza. Questo è GIORGIO ARMANI, stilista e imprenditore, nato a Piacenza l’11 luglio 1934. Abbandonati gli studi in Medicina, nei primi anni ’60 viene assunto come merchandiser a La Rinascente di Milano, allora, vera e propria fucina di talenti creativi.
Dal 1965, per sette anni, è stilista per la linea Cerruti della Hitman. Successivamente, lavora come freelance per Gibò, Montedoro e Sicons. In occasione di una sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, il giovane Armani si fa notare con una collezione per la Tendresse, in stile Bauhaus, con prendisole e chemisier dalle linee estremamente pulite, nei soli toni del bianco e del blu.
La firma di Giorgio Armani è la GIACCA: sarà lui a rivisitare sulla donna l’abbigliamento maschile più classico. Smonta e ricrea il capo, elimina le tele di sostegno interne e l’imbottitura, sposta i bottoni, modifica le spalline. Nel 1974 rinasce prima la giacca da uomo che ha un aspetto meno contratto, e quella femminile l’anno successivo. La sua dress revolution collima con un periodo storico in cui la donna in carriera rivendica la propria emancipata femminilità, uno stile pregno di rimandi dal maschile al femminile e viceversa.
Nel 1975 dà vita assieme a Sergio Galeotti alla società Giorgio Armani S.p.A., con una linea maschile e una femminile, ready-to-wear. Inizia così la grande stagione milanese dell’alta moda pronta, ovvero un prêt-à-porter disegnato da uno stilista. Negli anni ’80, si afferma il tailleur pantalone, altro elemento iconico del glossario Armani, ponendosi come baluardo del dailywear da working girl.
Le donne del primo periodo Armani sono avvolte da linee fluide, e ricordano Marlene Dietrich e Greta Garbo. Nel gioco maschile-femminile, il tailleur si declina in gessato – con pantaloni morbidi e leggermente appoggiati alla silhouette – anche in versione sensuale con niente sotto. Spesso il completo si accompagna a scarpe basse, un classico per lo stilista.
Sul finire degli anni ’80, avviene un altro cambiamento nella donna Armani. Abbassata la guardia dell’androginia, ora sceglie abiti che confermino il suo essere femminile e sensuale. Nel 1986 i primi favolosi abiti da sera, accompagnati da piccole pochette come la clasp, un vero gioiello. L’eleganza Armani fine anni ‘80 e anni ‘90 richiama etnicità orientali: frange e perline, cheongsam in collezioni d’ispirazione cinese. La passione per la cultura nipponica viene confermata nel 2000 e, ancor prima, nel 1981, attraverso richiami ai costumi dei samurai ispirati ai film di Kurosawa.
L’alta moda Armani si ispira spesso al Giappone con disegni e fantasie floreali che richiamano kimono reinventati nelle forme e con abiti bustier in velluto rasato e giacche con spalle a pagoda.
Nella collezione del 1992 e soprattutto in quella del 1994, Armani crea una nuova palette di colori abbinata a preziosi tessuti: una fusione tra nuances neutre come il beige, cipria, marrone, grigio e il sabbia che diviene il celebre greige.
Verso il nuovo millennio, la giacca si emancipa dal completo comparendo senza revers e con maniche a kimono, portata sugli abiti da giorno. Armani, come Picasso ha i suoi “periodi” e il suo periodo blu arriva per la pe-2011. Giacche petit, pantaloni, tuniche, oltremare, cobalto e blu notte.
Negli anni il blazer si accorcia e diviene marsina, in un gioco di proporzioni e morbidezze. Mutano l’abbinamento dei capi, la ricostruzione delle forme e i volumi.
Oggi, Giorgio Armani è presidente dell’omonimo gruppo che si estende da Hong Kong alla 5th Avenue, con 10 linee. Giorgio Armani Line, Giorgio Armani Privè, Armani Collezioni, Emporio Armani, AJ | Armani Jeans, A/X Armani Exchange, Armani Teen, Armani Junior, Armani Baby, e Armani Casa home interiors.
La Giorgio Armani S.p.a. è una delle ultime compagnie privately-owned del settore moda, che si occupa del lifestyle contemporaneo a 360 gradi, dall’abbigliamento agli accessori, dalla cosmesi all’arredamento, passando per gli hotel di lusso.
Un duraturo successo, quello di Giorgio Armani, immortalato sulla copertina di Time nel 1982; insignito, nel 2008, della Légion d’Honneur francese, nominato Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.
Nel 2000, il museo Guggenheim di New York ha celebrato l’influenza culturale di Armani, anche attraverso il suo stile nel cinema e nelle arti performative: ha vestito Richard Gere in American Gigolò, Catherine Deneuve in Speriamo che sia femmina. Sono suoi gli abiti ne Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci e i costumi disegnati per l’Elettra di Strauss e, nel 1980, per Janis Martin in Erwartung di Shonberg alla Scala di Milano. Forte il suo legame con il mondo delle celebrities: da Sophia Loren e Claudia Cardinale a, tra le tante, Alicia Keys.
Fonti:
www.vogue.it
www.wikipedia.org
www.pinterest.com
www.tumblr.com
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