Cosa significa emancipazione? L’etimologia del termine è latina: è un composto di E (che significa “fuori di”) e MANCIPIUM (che significa “dominio/proprietà”); esprimeva l’atto solenne, presso i romani, con il quale il padre di famiglia dichiarava il figlio libero dalla propria patria potestà. Quindi, il termine indica che la persona diventa padrona di se stessa, ha la libertà di scegliere di essere ciò che desidera, di dire o fare ciò che vuole, di non avere vincoli.
Fino agli anni sessanta, la donna è stata relegata ad un ruolo subalterno nella società e nel mondo del lavoro. Asse portante della famiglia, madre e moglie devota nell’immaginario collettivo, il suo essere nel mondo come persona che realizzasse progetti e desideri slegati dal suo ruolo familiare fu reso marginale.
La contestazione del sessantotto segnò un cambiamento nel modo di vedere la donna all’interno della società e fuori dalle quattro mura. La donna iniziò a rivendicare i suoi diritti e a sentire che alcune possibilità le venivano riconosciute nel contesto sociale in cui viveva.
Nell’ultimo secolo, si sono avuti notevoli passi in avanti; ricordiamo, infatti, le conquiste legislative del femminismo come primi movimenti verso l’indipendenza (legge sull’aborto, sulla contraccezione e sul divorzio), ma ad oggi è possibile tracciare un quadro della situazione reale che è ancora molto deprimente.Un quadro che vede ancora pochissime donne nei luoghi del potere effettivo, retribuzioni nettamente inferiori a parità di lavoro, discriminazioni dirette e indirette in caso di maternità, pesante arretratezza dell’Italia (dal punto di vista dei diritti al femminile) rispetto agli altri paesi d’Europa.
Credo sia importante riflettere sul ruolo della donna, essere cioè consapevoli delle pressioni, degli stereotipi sociali cui sono sottoposte a vario titolo e individuare per ognuna il modo di liberarsi da aspettative esterne, familiari e sociali, non corrispondenti a progetti personali. È necessario individuarne i segnali per non farle diventare aspettative autoindotte. Il “desidero essere desiderata”, che caratterizza ancora l’approccio di molte donne, deve poter lasciare il posto al “desidero”, “posso”, “sono soggetto del mio desiderio”.
La provocazione deve lasciare il posto a una consapevolezza dei propri desideri in base ai quali agire.
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