Un dettaglio, la ZIP, che non è più tale. La sua storia inizia nel secolo scorso, e arriva ad oggi, quando diventa décor e dettaglio sartoriale.
“Nessuno prospera senza arrecare beneficio alle altre persone”. Così scrive nel 1934 il signor Tadao, fondatore dell’azienda Yoshida Kogyo Kabushikikaisha, che sintetizza questo pensiero in tre lettere, YKK, imprimendole sulle zip che da anni aprono e chiudono il mondo. È il brand della maggior parte delle lampo che ci circondano, dall’abbigliamento alla pelletteria, dalle calzature all’arredamento.
La CERNIERA compare per la prima volta su un paio di jeans nel 1851, ma solo la fine del secolo, a Chicago, vede la registrazione di un congegno brevettato con il nome di “chiusura di sicurezza separabile”.
Bisogna poi attendere il 1913 perché la prima lampo venga messa in produzione e adottata all’inizio per soprascarpe. Spesso si arrugginiva, a volte s’inceppava. Per molto tempo, prima di essere utilizzata dai grandi sarti come ELSA SCHIAPARELLI, la zip non ebbe vita facile.
Era considerata inelegante e troppo industriale. Oggi sono decine le chiusure lampo che ognuno di noi apre e chiude senza farci caso. E dal 1936, grazie alla produzione in serie della YKK, che la zip è entrata nelle nostre vite. Impossibile farne a meno e, soprattutto, pensare a una vita senza quel rassicurante su e giù.
TECNOLOGIA, ma anche SENSUALITA’ in un rapido colpo di mano: gli americani l’ hanno ri-battezzata zipper, termine onomatopeico.
Dal vecchio sacco a pelo alle tute hi-tech a prova di armi batteriologiche, dall’astuccio di scuola alle valigie, alle borse, agli stivali, ai cuscini del sofà, alle coperture in PVC per esterni. E poi esempi – anzi sarebbe meglio dire icone – indimenticabili: la muta nera di JAMES BOND, il giubbotto di MARLON BRANDO motociclista, la tuta chic indossata nel 2009 da ROGER FEDERER a Wimbledon. O ancora, decoro intelligente degli abiti disegnati da DIOR, GIVENCHY, VERSACE, la chiusura lampo è entrata nella storia, nei cassetti, nei laboratori, nei garage, nel cinema, nello sport.
Nel 1973 la rivista ESQUIRE definisce la zip: “Una geniale idea sartoriale che tra gli innumerevoli vantaggi ha quello di evitare imbarazzanti errori e disordini nell’abbigliamento maschile”. E proprio in quegli anni, viene diffusa la pubblicità di abiti per bambini rifiniti con le lampo: pratici perché in questo modo possono vestirsi da soli.
Nel 1971 un altro piccolo record: i ROLLING STONES ne inseriscono una funzionante sulla copertina di Sticky Fingers ideata da ANDY WARHOL.
L’azienda giapponese YKK è leader indiscussa nella produzione di zip, presente in più di settanta paesi del mondo, con più di quarantamila dipendenti e in grado di produrre oltre due milioni di chilometri di chiusure lampo ogni anno. In Italia, YKK ha tre stabilimenti specializzati nella produzione del segmento fashion.
La chiusura lampo è il primo CONGEGNO MECCANICO che tutte le persone usano.
È composta di un nastro, dentini di metallo o plastica, poi un cursore e un tiretto che ne permettono l’apertura e la chiusura. Fondamentale è la QUALITA’ del prodotto. A tal proposito la storica casa di produzione ha come filosofia quella di creare articoli duraturi nel tempo e che danno valore aggiunto all’oggetto su cui sono applicati.
“Il ciclo del benessere” inventato da Tadao Yoshida ha basato su questo concetto le tre fondamenta dell’azienda che sono: l’attenzione nei confronti dei clienti, la tutela dei dipendenti e il beneficio della comunità. Inoltre, il gruppo giapponese è sensibile ai temi ambientali e utilizza per primo un sistema di gestione ambientale integrato.
Oltre alla produzione delle celebri chiusure nel settore dell’abbigliamento, gli articoli vengono impiegati nel settore auto, nell’arredamento e nell’ambito medicale.
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