“Noi inglesi viviamo su un’isola, ed essendo isolati dobbiamo gridare più forte degli altri affinché qualcuno ascolti cosa abbiamo da dire“. Forse, non ha gridato abbastanza ALEXANDER McQUEEN, designer made in England, dotato di geniale creatività, stimolata anche dai suoi incubi, che nel febbraio del 2010 lo hanno spinto al suicidio.
Nato a Londra nel marzo del 1969, Alexander è stato più volte definito l’HOOLIGAN dell’ALTA MODA per il suo incessante bisogno di sottrarsi alle regole della couture. Lo stile McQueen, oggi affidato alla sensibilità artistica di SARAH BURTON, riusciva a trasportare su un’unica dimensione la sartorialità e le tecniche di costruzione di un abito, apprese in gioventù da Gieves & Hawkes e da Anderson e Sheppard, sarti di SAVILE ROW.
Ogni défilé che porta il suo nome si conferma uno spettacolo nello spettacolo: le sue creazioni hanno sfilato e sfidato ogni legge di stabilità ed equilibrio, tra cubi di vetro, specchi d’acqua e piogge artificiali, in un circo e perfino in una sinagoga sconsacrata. In diciotto anni di lavoro, dalla sua collezione per il master nel 1992, Alexander McQueen ha inventato più di quanto altri riescono, talvolta, a fare in una vita intera, trasformando la moda in un’espressione artistica di pura creatività.
Il suo stile, fortemente ispirato anche dalla sua musa e madrina, ISABELLA BLOW, traeva forza e nutrimento dalla provocazione. E proprio quella sua necessità di spingersi oltre, di annullare il confine tra il possibile e l’impossibile, dà a McQueen la giusta carica per completare gli studi alla Saint Martin’s di Londra nel 1994, e farà decollare, poi, la sua carriera.
L’anno della svolta è il 1996, quando Givenchy lo nomina direttore creativo della casa, dove rimane fino al marzo del 2001, dimostrando, come solo lui riusciva a fare, di poter conciliare l’eredità della couture parigina con l’eccentricità inglese. Nel frattempo, continua a disegnare la sua linea e, nel dicembre del 2000, sigla un accordo con il gruppo GUCCI che acquisisce il 51% della griffe. Tra i suoi tanti impegni riesce anche a creare una nuova linea di denim e di capi casual che lui battezza con il nome di MCQ-Alexander McQueen.
Il 4 maggio 2011, a poco più di un anno dalla sua triste scomparsa, il Metropolitan Museum di New York gli rende omaggio con l’evento SAVAGE BEAUTY, una mostra che fin dal primo giorno ha segnato record di presenze lasciando tutti a bocca aperta. Gli oltre quattrocentomila curiosi del primo mese hanno costretto gli organizzatori a prolungarla in modo da permettere ad altri di poter riassaporare, almeno attraverso le sue straordinarie creazioni, uno stile unico, sorprendente e geniale.
SARAH BURTON ha dato vita ad una collezione dark, scura, a tratti horror, i suoi uomini indossano scarpe flatform con suola alta, piume ed ornamenti da portare tra i capelli e vestono quasi totalmente nero e grigio. Unica nota di colore e luce in questa passerella Alexander McQueen a/i 2014-2015 è rappresentata dall’oro che ogni tanto compare sui profili delle giacche o come dettaglio glamour di una collezione rebel.
Escludendo il lamé oro, i capi non risultano mai eccessivamente ricchi, la Burton ha inoltre realizzato dei completi di giacca, pantaloni e kilt in tessuto tartan, chiaro omaggio al suo mentore scozzese. Le felpe sono grandi e comode, oversize, sembrano lavorate a mano. L’uomo che veste Alexander McQueen ha uno spirito ribelle, ma stupisce tutti con linee sartoriali precise, sofisticate e fuori dagli schemi.
Stefano Matina
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