Un prestigiatore. Un rivoluzionario. Uno spirito libero. Sono tante le definizioni che da sempre accompagnano la carriera eclettica di HEDI SLIMANE, uno di quei personaggi che a leggerne la biografia ci si chiede: « C’è qualcosa che non sa fare?»
Hedi Slimane nasce a PARIGI nel 1968 da padre tunisino, bancario, e madre italiana di professione sarta. La sua formazione è prettamente umanistica: prima si laurea in giornalismo, poi in Storia dell’arte presso l’École du Louvre.
Inizia la sua carriera da freelance nel mondo della moda, organizzando casting, eventi, servizi fotografici. Durante il backstage di una sfilata di José Lévy, con cui lavora dal 1989 al 1992, incontra Jean-Jacques Picart, noto talent scout della moda, a cui si deve anche la scoperta di Christian Lacroix. Da qui la scalata al successo vertiginosa.
Moet Hennessy, all’epoca imprenditore di LOUIS VUITTON, gli offre un lavoro nel reparto accessori ma l’inarrestabile creatività dello stilista, in continuo divenire, gli aprirà presto le porte di un’altra importante maison.
A soli 27 anni infatti, nel 1996 Slimane è designer di punta e direttore artistico della linea menswear di Yves Saint Laurent Rive Gauche, nonché il pupillo di Pierre Bergé, vicepresidente YSL.
Ma è un’anima tormentata e così lascia l’incarico nel 1999, quando il gruppo Gucci acquista il marchio YSL.
Nel 2000 accetta l’offerta di lavorare per Dior, con un’identità ben precisa. Nasce così DIOR HOMME, linea che ha disegnato fino al 2006, anno in cui lascia l’azienda.
Il Council of Fashion Designer of America, nel 2002, ha assegnato al trentaquattrenne Hedi Slimane il premio come miglior stilista internazionale dell’anno.
Durante tutto il suo percorso di studi e lavorativo il giovane mago dello stile ha continuato a coltivare passioni che lo hanno reso un’artista dalle tante sfaccettature. Tra queste vi sono il design d’interni (ha progettato e fatto realizzare mobili in edizione limitata), l’arte, la musica e soprattutto la fotografia.
Le sue foto e installazioni sono state ospitate al MoMa di New York e alla Galerie Almine Rech.
Ha curato e allestito a Parigi un’esposizione fotografica di ROBERT MAPPLETHORPE alla Galleria Thaddeus Ropac. I suoi scatti sono stati in mostra al Moca Pacific Design Center di Los Angeles.
L’ultimo colpo di scena della sua carriera, viene messo a segno dallo stilista a febbraio 2012, ovvero il rientro dopo l’era Stefano Pilati alla guida della linea donna del prêt-a-porter per Yves Saint Laurent.
Il primo cambiamento apportato dal designer è quello di rinominare il brand: il nome del suo fondatore Yves non c’è più, ora è Saint Laurent Paris, cui Hedi aggiunge la condizione di lavorare da Los Angeles, dove abita, e non da Parigi.
Il ritrovato direttore creativo ha debuttato nell’ottobre del 2012 portando in passerella un’estetica androgina e vagamente western che sancisce lo scollamento con il recente passato.
Quella di Slimane sarà un’altra interpretazione dell’eredità creativa di Yves, amante quanto lui delle rivoluzioni estetiche.
Qualche giorno fa, a Parigi, Hedi Slimane ha presentato la nuova collezione Saint Laurent A/I 2014-15.
Giovani uomini dalle più esili fattezze –non solo modelli, ma componenti di band e ragazzi scelti per la strada- sfilano in passerella: un cast di giovinetti imberbi e arroganti sui quali persino il cappotto di tweed, oversize e con il completo sotto, diventa sovversivo – saranno le creepers ai piedi, saranno le mani in tasca e la falcata decisa. In sottofondo ci sono i Froth, band californiana sconosciuta ai più, che portano in pista sonorità anni ’60. A loro è stata commissionata la soundtrack per la sfilata.
Lo stile è quello riconoscibile da ormai un paio di stagioni.
Tutto è ben studiato nelle forme, nelle proporzioni e l’appeal è piuttosto forte. Osservando i capi sfilare potrebbero tornare alla mente i Teddy Boys –trench, cravattino stretto, giacche profilate.
Ma la vera sorpresa di questa stagione sono i capi-spalla: tweed digitale, motivo micro-leopardato, piccole borchie argento su pelle, lurex scintillante.
L’atmosfera è il valore aggiunto che rende la sfilata Saint Laurent unica nel suo genere. Ed è proprio lo stesso fattore, probabilmente, il motivo delle vendite in crescita.
La mera realizzazione di abiti sartorialmente di qualità con un certo piglio creativo, sembrerebbe non essere più sufficiente per rendere un prodotto desiderabile. Puro marketing. Eppure sembra funzionare.
Stefano Matina
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