La figura di Gabriele D’Annunzio, nato a Pescara il 12 marzo 1863 e morto l’1 marzo 1938, continua ad ammaliare e incrementare opinioni controverse.
Scrittore vorace, genio creativo o abile usurpatore della creatività altrui? Esteta, politico, amatore, D’Annunzio è il burattinaio di se stesso.
“Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui” raccomandava il padre ad Andrea Sperelli (protagonista e alter ego del poeta ne Il Piacere).
E se è vero che “arte è vita”, non può esserci vita senza raffinatezza, eleganza, amore per il particolare e per l’effimero. Il poeta ha trasferito il piacere in ogni piccolo aspetto del quotidiano, anche quando non poteva permetterselo.
Sebbene fosse lo scrittore più pagato della sua epoca, non ci fu, durante tutto l’arco della sua folle vita, un giorno che non fosse stretto nella morsa dei debiti. «Io sono un animale di lusso; e il superfluo m’è necessario come il respiro.», si giustificava. Dal 1881 al 1891 Roma scorge un’esordiente giovane Gabriele D’Annunzio, che si fa strada in quella società così evanescente ed passeggera che tanto lo affascina.
Le sue digressioni minuziose sugli abiti, sui particolari, sui materiali, sulle fogge, fanno sognare il popolo romano e ispirarono le mode nei salotti più in vista della capitale. La seta era la stoffa che prediligeva, un materiale che rimanda a qualcosa di etereo ed elegante, che amava indossare e far indossare. L’abito può sedurre, e lui lo sapeva bene, ma non basta. Ma la moda non è solo questione di marketing per il poeta, la moda è parte della sua arte di vivere e di amare. Egli aveva l’abitudine di disegnare e far cucire abiti e sottovesti per le sue amanti, abitudine che gli valse anche l’appellativo di stilista.
Gli incontri amorosi rappresentavano la parte essenziale della sua vita, dalla lussuria scaturiva il suo estro e l’ispirazione. Per questo ogni incontro presupponeva un ferreo rituale, un giusto profumo, un apposito abito, la giusta acconciatura. Come sia riuscito a sedurre le donne più belle e ricercate della sua epoca, e come loro siano state colte dalla follia una volta abbandonate, per alcuni è ancora un mistero. L’incredibile capacità di sedurre di Gabriele D’Annunzio risiedeva nella sua innata abilità oratoria, nell’attento controllo dei gesti e dei movimenti e, soprattutto, nella voce che gestiva come fosse una delle sue opere. Trascendente, flebile, musicale, leggera, fu la sua arma più potente.
Ciò che però distingue D’Annunzio dagli altri esteti della sua epoca è l’aver compreso quanto la propria immagine fosse importante, non solo per lui stesso. Egli è stato il primo uomo, che avesse una certa notorietà, ad aver capito che le strategie “pubblicitarie” possono avere un forte impatto sull’opinione pubblica, creando intorno alla sua persona un precoce esempio di star system moderno.
Stefano Matina
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