Publio Virgilio Marone, nel verso 284 delle GEORGICHE, scrisse: “… fugit irreparabile tempus”, locuzione che nell’italiano corrente viene anche tradotta come “il tempo vola” e che rappresenta la perfetta introduzione per un argomento che potremmo definire a “portata di polso”.
Sin dall’ ANTICHITA’, l’essere umano ha sentito l’esigenza di controllare l’inesorabile trascorrere del tempo: c’era la sana voglia di sapere in che modo il tempo trascorreva e di non sciupare neanche un istante della propria esistenza.
Questa “necessità” portò all’invenzione di uno dei marchingegni più utilizzati dall’uomo: l’ OROLOGIO.
L’ OROLOGIO DA POLSO fu inventato alla fine del XIX secolo dagli svizzeri Antoni Patek e Adrien Philippe, fondatori dell’omonima azienda. Inizialmente era considerato un accessorio esclusivamente femminile in quanto, per l’uomo, era usato l’ orologio da taschino.
All’inizio del XX secolo, LOUIS CARTIER ideò un orologio da polso con un cinturino in cuoio, più pratico da consultare rispetto all’ormai obsoleto orologio da taschino.
Durante la Prima Guerra Mondiale, gli ufficiali dell’esercito scoprirono che era più comodo dare uno sguardo al polso piuttosto che estrarre l’orologio dalla tasca, ma gli uomini schierati in prima linea, che provenivano dalle classi sociali meno abbienti, non potevano permettersi orologi personali che erano invece indispensabili per sincronizzare l’artiglieria e la fanteria durante gli attacchi.
Il rapido aumento delle perdite di soldati durante i combattimenti portò i capi di stato maggiore a decidere di fornire tutto l’esercito di orologi da polso comodi, precisi, affidabili con caratteristiche che permettevano la lettura immediata dell’ora, con lancette più grandi e rendendo gli indici luminescenti per la visione notturna.
La produzione su scala industriale di questi orologi si rivelò fondamentale perché ne permise a tutti l’acquisto in quanto notevolmente più economici.
La coronazione e l’indiscusso successo degli orologi da polso avvenne negli anni ‘60 quando anche le star del cinema cominciarono ad indossare nei film i loro segna-tempo: Sean Connery nei panni dell’agente 007, Steve McQueen ne Il cacciatore di taglie oppure Paul Newman in Indianapolis, pista infernale.
Anche la politica e l’industria fecero la loro parte, uomini carismatici come John Kennedy ed Ernesto Che Guevara vennero immortalati con l’orologio da polso in fotografie che raffiguravano scene della loro vita quotidiana, a dimostrazione che l’utilizzo dell’orologio da polso era diventato indispensabile oggetto di utilità e fascino.
Addirittura, il 20 luglio del 1969, l’orologio fu utilizzato anche per la spedizione sulla Luna e gli astronauti della NASA ne riscontrarono ben presto l’utilità.
Nel 1957, la Hamilton Watch Company avviò la produzione del modello Hamilton Electric 500, un orologio da polso il cui meccanismo era fornito dall’elettricità generata da una batteria.
Il primo prototipo di orologio al quarzo fu sviluppato, nel 1962, dai laboratori svizzeri CEH. Il primo modello in produzione commerciale fu il 35 SQ Astron della SEIKO, nel 1969.
Negli orologi automatici, oltre alla batteria, erano impiegate, come fonte di energia, la luce solare o un generatore elettrico abbinato ad una massa oscillante.
Con lo sviluppo dell’elettronica e la riduzione dei prezzi, acquisirono popolarità gli orologi digitali, che, privi delle lancette, mostravano l’ora in cifre, una vera innovazione che rivoluzionò per sempre questo tipo di accessorio, facendo decadere completamente l’utilizzo degli orologi da taschino e degli orologi da polso, precedentemente prodotti dalle aziende leader del momento.
Il primo orologio digitale fu il prototipo Pulsar (1970), frutto dalla collaborazione tra Hamilton Watch Company e Electro-Data. Successivamente entrarono in commercio gli orologi con display LCD, come il Seiko 06LC (1973).
Con l’avvento del microprocessore, gli orologi da polso iniziarono ad assolvere ad altri compiti, oltre a quello originariamente prestabilito: cronografo, calcolatrice, videogioco, fotocamera, telefono ecc.
Scioccante come l’avanzare delle tecnologie e la voglia dell’uomo di volere sempre di più porti sempre al veloce mutamento, e conseguente rovina, della perfezione iniziale di ogni oggetto.
Nel 1980, la Seiko mise in commercio un orologio con incluso un monitor televisivo. Poiché però l’elettronica per la ricezione radio e le batterie dell’epoca erano troppo ingombranti, furono alloggiati in una scatola esterna da portare in tasca. Nel 2000 fu messo sul mercato un orologio con TV completamente integrata ed autonomia di un’ora.
Ad oggi, diverse aziende hanno provato a realizzare orologi da polso includenti un computer. L‘International Business Machines Corporation ne ha realizzato un modello in grado di fare girare la piattaforma Linux.
Per tutti gli eterni indecisi, che non vogliono abbandonare la tradizione delle lancette, ma vogliono la praticità del digitale, sono stati inventati degli orologi da polso con affissione dicroica, ovvero quel tipo di orologio che ha sia le lancette (analogico) che un display con i numeri (digitale).
Agli inizi degli anni Ottanta, Nicolas Hayek, imprenditore svizzero nel ramo dell’elettronica, riuscì a guidare la fusione tra le preesistenti ASUAG (Allgemeine Schweizerische Uhren AG) e SSIH (Société Suisse pour l’Industrie Horlogère SA), le due più importanti holding di produzione orologiaia, nella nuova società SMH (Société Suisse de Microélectronique et d’Horlogerie SA), con il preciso scopo di produrre un nuovo tipo di orologio, dai costi popolari e dal design accattivante. Il risultato fu presentato il 1º marzo 1983 con il nome Swatch, contrazione di “swiss watch” (orologio svizzero).
Il risultato fu raggiunto riducendo notevolmente il numero di componenti di un orologio ed il tempo di fabbricazione, abbattendo così i prezzi. Inoltre, grazie ai suoi artisti, era in grado di produrre una nuova collezione ogni anno, trasformando l’orologio da polso da un oggetto “per sempre” a un elemento di moda da cambiare di frequente.
Negli anni successivi, la SMH, che ha acquisito definitivamente il nome The Swatch Group nel 1998, porta avanti una serie di acquisizioni di marchi storici dell’orologeria svizzera (Omega, Tissot, Longines, Rado, Breguet) imponendosi così come principale produttore di orologi a livello mondiale.
“Fugit irreparabile tempus”
Virgilio, Le Georgiche
Stefano Matina
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Amo gli orologi e questi classici che ci hai presentato sono dei capolavori.
Grazie per il commento 🙂
adoro questo vostro genere di post!!
Grazie 🙂
ce ne è veramente per tutti i gusti e tasche! mi piacerebbe possederne uno firmato, e poi adoro quelli da taschino!!! *_*
Grazie per il commento 🙂
wow quanta bellezza!!:) baciii
Grazie mille 🙂
ecco un accessorio di cui riesco anche a fare a meno, non sono ossessionata dal tempo!
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Grazie per il commento 🙂
l’essenza di un uomo si capisce dall’orologio che indossa, stupendi quelli che hai proposto !
B.
Grazie mille 🙂
belli questi orologi!
cucina con Tonia
Grazie
Lodevole l’introduzione, e che eleganza questi orologi 🙂
Grazie 🙂