Quando la avvicini per farle qualche domanda, Malalai non è il tipo di donna che si tira indietro. Il suo sguardo si illumina di quel sorriso prepotente e contagioso che ti fa sentire totalmente in colpa per tutte le volte che ti arrabbi per dei motivi futili, stupidi, irrilevanti. Da vicino noti la sua estrema semplicità, propria di quelle donne talmente fiere di se stesse da non sentire il bisogno di ostentare femminilità e di compiacere gli altri per apprezzarsi. Si avverte subito la sensazione di trovarsi davanti ad una persona gentile, disponibile, paziente. Le basta un <<Buonasera>> per attirare l’attenzione della sala gremita.
Il 28 Novembre 2013, nella sua unica tappa abruzzese a Torino di Sangro (CH), Malalai Joya ha partecipato al convegno “Le donne, un filo che unisce mondi e culture diverse”.
Malalai Joya, nota alle cronache di tutto il mondo per aver pubblicamente denunciato la presenza in parlamento di persone da lei definite “signori e criminali di guerra”, ha avuto il coraggio di segnalare i soprusi subiti dalle donne afghane e di ribellarsi a quel tipo di formazione culturale che calpesta la dignità umana e riduce l’essere femminile a contare la metà di niente.
Per la forza e l’insistenza con cui la giovane afghana porta avanti la sua quotidiana battaglia per la difesa dei diritti umani, nel 2010 la rivista Time l’ha inserita nella lista annuale delle 100 persone più influenti al mondo.
Malalai, giovane donna dal sorriso disarmante e dallo sguardo magnetico, è un’instancabile narratrice di storie del suo popolo ed incanta l’attenta platea con i suoi modi estremamente pacati e gentili.
Racconta le difficoltà della sua attuale condizione di vita. Vive nascosta, cambia continuamente alloggio e non può comunicare telefonicamente per non essere trovata e rintracciata da chi la vuole morta; hanno tentato di ucciderla ben sette volte, le sue due guardie del corpo sono rimaste pesantemente ferite in uno dei tanti attentati.
Aiutata da testimonianze fotografiche, ha esposto le atrocità subite dalle donne afghane: attacchi in strada, matrimoni coercitivi, spose-bambine, aggressioni con l’acido. Ha riferito dati allarmanti: l’80% delle donne afghane subisce violenze tra le pareti domestiche e il 50% dei matrimoni interessano giovani spose al di sotto dei 16 anni.
Ma dietro quel sorriso dolce si nasconde la tempra di una vera combattente. Malai non si ferma. Continua strenuamente la sua lotta indefessa. Va dritta per la sua strada.
“Anche se di strada da fare, ahimè, ce n’è ancora tanta”. Completa il suo discorso la relatrice e autrice del libro Tre donne una sfida Marisa Paolucci, giornalista e volontaria dell’Associazione Nazionale Telefono Rosa. Impegnata nella lotta italiana alla violenza sulle donne, la scrittrice spiega come sia difficile affrontare i due principali motivi che portano a tacere le ingiustizie subite : la paura di parlare, fondamentale deterrente per la denuncia, e la vergogna di segnalare un sopruso, frutto del meccanismo psicologico che si insinua nella mente della vittima e la invade di senso di colpa, facendola sentire addirittura responsabile del crimine subito.
Dopo il vivace dialogo avuto con gli alunni delle scuole presenti in sala e dopo aver risposto alle domande dei curiosi partecipanti, Malalai Joya ha concluso il suo intervento con una frase da standing ovation meritatissima.
“La strada della storia è lunga ma si alimenta con i semi della giustizia”.
Complimenti per il coraggio Malalai. Ce ne fossero di persone come lei. E’ proprio di queste che abbiamo un urgente e disperato bisogno.
Foto: Pier Giorgio Antonelli
Pier Giorgio Antonelli
Ultimi post di Pier Giorgio Antonelli (vedi tutti)
- Le Officine Culturali – CIBO PER LA MENTE - 8 Settembre 2014
- #Piergiorgiophoto’s diary - 21 Giugno 2014
- PREMIO PULITZER 2014: LE FOTO VINCITRICI - 7 Maggio 2014
Mah… Il mondo gira nella maniera sbagliata… Il male vince spesso sul bene e questo succede perché purtroppo noi popolo continuiamo a dormire! Le persone vengono uccise ingiustamente solamente perché qualcuno dall’alto gli punta il dito contro! Chi lotta per la giustizia e per l’umanità viene espulso se non ucciso del tutto, mentre chi manda le truppe in guerra riceve il premio Nobel per la pace… Vorrei proporti uno dei miei libri preferiti di David Icke “Ricordati chi sei, dove vivi e da dove provieni” è il top che racconta la verità sul mondo di oggi parlando dell’attualità mettendola a nudo.
Grazie Violetta per aver condiviso le tue giustissime considerazioni!E grazie mille per il consiglio di lettura. Vorrei proporti, dato che mi sembra di aver capito che l’argomento ti interessa molto, il libro scritto da Malalai Joya “Finchè avrò voce”.Buona lettura!
Complimenti anche da parte mia!
Grazie Clizia, un post su tematiche diverse ho proposto rispetto a quello che spesso è il blog, spero di esser riuscito a sensibilizzare un po’ i lettori!