La semplice funzionalità di un accessorio come l’ OMBRELLO rende difficile conciliare la sua utilizzazione pratica con un’origine che sfiora il mito; eppure, pochi oggetti del nostro vivere quotidiano possono vantare radici così antiche e leggendarie.
Il termine OMBRELLO deriva dal latino umbra, che significa ombra. Con l’aggiunta del prefisso –ella, che significa piccolo, si arriva al significato di piccola ombra.
Si tratta di un oggetto usato per ripararsi dalla pioggia o anche dal sole, costituito essenzialmente da un’asta con impugnatura di vario materiale, conformata secondo l’uso e la moda, e da una copertura di stoffa la quale, per mezzo di stecche fissate a un anello che scorre lungo l’asta, può essere tenuta aperta e distesa o ripiegata e avvolta intorno all’asta stessa.
Come per altri accessorî della moda, l’origine dell’ombrello è sacra e simbolica.
Attributo di molte divinità, in Atene l’ombrello bianco era portato altresì dal sacerdote di Posidone e dalla sacerdotessa di Atena, e, nelle feste in onore di Bacco, una baccante portava l’ombrello dietro la statua del dio.
I primi a farne uso furono gli Assiri, i Persiani e i Cinesi; anche gli Egiziani ebbero grandi parasoli di piume fissati sui carri regali.
L’ombrello diventa in seguito soltanto segno di nobiltà e privilegio di casta.
Gli autori greci del sec. V a. C. parlano già di ombrelli nell’uso comune, e da allora questo accessorio viene rappresentato in bassorilievi e in vasi dipinti: oggetto di lusso, guarnito di frange e di fiocchi, l’ombrello appare sempre portato da schiavi.
Distintivo di grande eleganza era presso le donne romane l’ombrello montato in oro e in avorio.
Nei primi secoli dell’era cristiana, con la rinnovata semplicità dei costumi, l’ombrello viene abbandonato.
L’ombrello è dunque un oggetto antichissimo, che ha avuto durante i secoli le più disparate funzioni, ma non quella per cui è utilizzato oggi.
Il Medioevo sostituì all’ombrello un cappuccio per la pioggia e solo verso il 1400 a Parigi si cominciarono a fabbricare ombrelli da sole e da pioggia dal manico di legno; in Italia apparvero verso il sec. XVI, grandissimi e pesanti.
Verso la fine del sec. XVII è di gran moda la chaise à parasol e ogni signora esce con il domestico che le porta l’ombrello dal lungo manico.
Alla fine del Seicento i gesuiti portarono dall’estremo oriente ombrelli di seta, e da allora il cuoio con cui si fabbricavano fu sostituito con il taffettà e l’armesino.
Durante tutto il Settecento l’ombrello diventa oggetto di raffinata eleganza: un parasole di Madame de Pompadour è guarnito di applicazioni di mica dipinte a scene cinesi; più tardi l’ombrello è più piccolo, ornato di frange e merletti d’oro e di stoffe drappeggiate;
Fino a tutto il Settecento l’ombrello è rimasto un oggetto in uso solo fra i nobili e le classi abbienti ed era portato da un servo come distintivo onorifico. Per ripararsi dalla pioggia si usavano mantelli e cappucci.
Nel XVIII secolo l’ombrello venne adottato dalle donne inglesi, ma gli uomini lo rifiutavano considerandolo “un fronzolo da effeminati”.
In quel periodo, in Inghilterra, solamente due categorie di persone usavano gli ombrelli, apprezzandone i vantaggi: i sacerdoti (soprattutto durante la celebrazione di funerali sotto la pioggia), ed i proprietari dei caffè (per riparare i clienti quando scendevano dalla carrozza).
Il primo “temerario” inglese ad adottare l’ombrello nella vita “civile” fu Jonas Hanway, viaggiatore e filantropo che, avendo visto durante i suoi viaggi molti uomini usarlo, si decise a sfidare gli scherni dei cocchieri che passandogli accanto lo schizzavano apposta di fango. Al tempo della sua morte, nel 1786, l’ombrello era ormai di uso comune.
Man mano che l’ombrello conquistava la vita della gente comune, in quanto quando pioveva era molto più economico comprare un ombrello che non prendere una carrozza, le officine di produzione di questo oggetto si moltiplicarono e iniziò la concorrenza per apportare le migliori innovazioni. Infine, nel XIX secolo, nacque l’ombrello moderno: il suo “creatore” fu Samuel Fox, ed il modello da lui brevettato era il “PARAGON”, con telaio d’acciaio e copertura di seta, cotone e lino cerato.
Durante il Direttorio prende la forma d’una pagoda cinese e nei primi del sec. XIX il parasole marquise col manico a cerniera pieghevole è in gran voga: verso il 1820 l’ombrello e il parasole sono grandi e semplici; nel 1830 si tenta di lanciare un parasole quadrato.
Solo nel Secondo Impero l’ombrellino minuscolo acquista grande importanza nella moda: pieghevole, ricoperto di trina nera o bianca su trasparente contrastante, col manico d’avorio o di tartaruga, è un vero capolavoro d’eleganza. Solo nell’Ottocento si è iniziato a diffondere l’uso dell’ombrello come parapioggia; occorre dire che anche oggi in molti paesi del Nord Europa l’ombrello viene considerato come un accessorio un po’ stravagante e molte persone preferiscono bagnarsi piuttosto che portarne uno.
Il primo negozio di ombrelli – inaugurato nel 1830 – fu quello di James Smith e figli, e si trova ancora al n. 53 della New Oxford St. di Londra, Inghilterra.
Negli ultimi del sec. XIX torna ad essere guarnito di nastri e di gale.
Un altro periodo di grande eleganza per l’ombrello fu il 1920; fu poi trascurato come inutile accessorio non più di moda.
Di rayon e a tinte vivaci dagli anni 1930, di nylon e poliammide in tinta unita o fantasia dagli anni 1960, l’ombrello segue le mode di stagione.
A questo punto l’ombrello è divenuto parte integrante della “divisa del gentiluomo inglese“, usato anche come bastone.
L’ombrello a bandoliera da sospendere alla spalla è del 1970, mentre quello economico usa e getta, tutto di plastica anche trasparente, nasce alla fine degli anni 1980.
Gli ombrelli sono stati usati nell’est e sud Europa sia nelle cerimonie laiche che in quelle della chiesa. Sono stati usati anche nelle cerimonie della chiesa bizantina, in cui l’ombrello veniva posto sopra l’ ostia.
L’ombrello viene usato anche dai fotografi. Questo tipo di ombrello ha un interno riflettente, serve per la diffusione della luce artificiale ed è spesso usato nei ritratti.
Nel gennaio del 1902 in un articolo del The Daily Mirror, veniva illustrato alle donne come difendersi dai malintenzionati usando un ombrello o un parasole.
A Gignese (vicino Verbania, Piemonte) esiste un Museo dell’Ombrello e del Parasole, unico al mondo, che ne racconta la storia.
Dalla collezione F/W 2009 di ALEXANDER MCQUEEN:
Dalla collezione AGATHA RUIZ DE LA PRADA S/S 2013:
Da MARC by MARC JACOBS:
“Tu dici che ami la pioggia, ma quando piove apri l’ombrello. Tu dici che ami il sole, ma quando splende cerchi l’ombra. Tu dici che ami il vento, ma quando tira chiudi la porta. Per questo ho paura quando dici che mi ami.”
William Shakespeare
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molto carina la storia dell’ombrello.. ma io lo odio! Ne ho rotti tantissimi quindi mi sono rassegnata non li compro +!
http://omgfashionotvictim.blogspot.it/2013/05/fashionapps2.html
Come sempre i tuoi post sono incantevoli
Interessantissimo post… non pensavo che ci fosse una storia tanto antica dietro un accessorio come l’ombrello!
Una selezione di immagini fantastica….complimenti!
Io con gli ombrelli ho sempre avuto un rapporto di AMORE-ODIO. li adoro, mi piacciono da impazzire tutti gli ombrelli da quelli del nonno a quadrettini a quelli super stampati, i grandi e i piccoli, ma odio portarli dietro. Mi piacerebbe iniziare, dopo il “book-crossing”, l’ “umbrella-crossing”!!! prendere un ombrello da casa, andare a fare una passeggiata e trovare un posto carino in cui liberaro. Dare la possibilità di utilizzarlo , in caso di pioggia a qualcun’altro…..
alcuni sono così fashion, mi piace sempre cercare un ombrello un pochino più particolare!!! un bacio
LA MODE OUI C’EST MOI
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è un accessorio che trovo classy, di questi tempi poi tocca averlo sempre dietro, non sai mai che tempo fa!
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accessorio indispensabile di questi tempi
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Molto interessante, ero ignara della sua storia:) Ho un “rapporto conflittuale” con l’ombrello, risulto sembra impacciata quando lo uso!:)
Anche io sono sempre stata “affascinata” da questo accessorio, che inevitabilmente trascuriamo nella vita di tutti i giorni! Sono ancora alla ricerca del mio ombrello perfetto ^^
Mi è piaciuto tanto questo tuo articolo!
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Wow bellissimo post, come sempre il top!:) baciii
bello questo post, tante informazioni che non sapevo 🙂
Molto bello scoprirne la storia e l’origine…ma io sono tra quelle che odiano portarlo, mi piace passeggiare sotto la pioggia, anche se mi rendo conto che non è salutare. 🙂
Splendida la foto di Marilyn
Ma quanto erano beli quelli del sei e settecento in pizzo e in seta?
Torna presto a trovarmi su Cosa Mi Metto???
Molto bello e interessante questo post, devo dire che non sapevo molte di queste cose. Io comunque trovo che sia un accessorio di pura utilità, ma che può diventare molto glamour e femminile se si scelgono determinati modelli 🙂
http://leclatdelamode.blogspot.com
Stupenda l’idea di fare un excursus sugli ombrelli. E’ molto dettagliato e affascinante!
http://myvintagecurves.it/
Se il tempo continua così …. ne avremo bisogno… : ad ognuno il suo obrello!! bacini
http://elisabetta-bertolini.blogspot.it/
ecco… oggi ne avrei avuto bisogno.. ma in generale per fortuna da me in Salento non servono molto! 😀
ne comprerei a migliaia se non fosse che ne perderei uno al giorno per quanto sono distratta! ihihihi
un abbraccio
laura
http://www.attacchidiclasse.blogspot.it
Bello questo post, originale e diverso dal solito! Stupenda anche la selezione di immagini! 😀
Once Upon a Time..
Gli ombrelli che avete selezionato sono davvero sfiziosi e se scelti ed abbinati con cura, risultano davvero un elemento importante nel look!
baci
Ogni articolo è una piccola enciclopedia dedicata ….. Si denota che è scritto, pensato, costruito accuratamente, non tanto per fare, ma con un sapiente e paziente lavoro di ricerca, che (si pensi quel che si vuole!) solo chi ha una profonda, dettagliata e appassionata conoscenza (la passione, quella vera!!!) può condurre…..Foto artistiche, di grande effetto, immagini di personaggi imprescindibili, quando si parla, o anche solo si pensa al fashion, al costume (quello autentico, quello di qualità, per intendersi!!), testo semplice, scorrevole ma, appunto come dicevo, ricchissimo di nozioni, curiosità, anche per chi è meno addentro al mondo della moda e del costume.
Mi piacciono tantissimo quelli trasparenti e quelli in pizzo, che carino quello doppio!
Baci Valery!
Che bella selezione
http://couturetrend.blogspot.it/