Quando si parla di Made in Italy, quello vero, si pensa ad eccellenza e qualità componenti insite nel nostro DNA, in un senso ampio, che abbraccia tutte le peculiarità del nostro territorio, dall’enogastronomia, all’oreficeria per finire al nostro settore: il tessile. Pensiamo solo che la parola “made in Italy” è diventata il terzo brand per notorietà, dopo visa e coca cola. Un bene da difendere che potrebbe aiutarci ad uscire dalla crisi e potrebbe farla diventare un’ opportunità.
Riprendendo l’intervento di Mario Boselli sul Sole 24 ore di qualche mese fa: “Nell’ultimo triennio l’export è stato l’unico carburante per la crescita dell’industria italiana della moda. Nel 2010 l’export rappresentava 2/3 del fatturato consolidato della moda italiana nel 2013 sfiorerà i ¾. Per di più è cambiata anche la composizione delle nostre esportazioni. Nel 2013, per la prima volta da sempre, l’export verso i Paesi extra-europei supererà quello verso i Paesi UE. Si può aggiungere che l’export verso Paesi oggi ad elevata crescita: Cina, Giappone, USA e Russia, rappresenta circa il 25% del totale dell’export della moda italiana.”
Capiamo come il dott. Boselli avesse perfettamente ragione, come confermano le ultime statistiche della Camera di Commercio che indicano una forte crescita dell’export italiano nel settore moda.
Ma se da un lato la crescita dell’export non puo’ che renderci orgogliosi del nostro know how, dall’altro gli stessi dati ci feriscono perchè in Italia, invece, c’è una forte diminuzione sull’acquisto di tali beni. E se per i paesi esteri i marchi che “escono di più” sono sempre i più famosi, dall’alta moda al pret a porter, in Italia ci sono migliaia di nuovi brand che non ce la fanno ad emergere.
Un dato che ci fa riflettere sulle potenzialità che abbiamo grazie alla nostra innata dote di sarti e creativi, ma che restano lì, se non si ha la forza economica per affrontare lo “step successivo”. Dati assolutamente da prendere in considerazione sono la situazione economica odierna, a partire dal potere d’acquisto degli italiani, che in generale, è drasticamente sceso; inoltre in quest’anno si è registrata la maggior percentuale di disoccupazione giovanile, motivi che si vanno ad aggiungere ad una mancata politica per il rilancio delle industrie e dell’internazionalizzazione delle stesse. Queste alcune delle motivazioni per cui è sempre difficile per un piccolo brand emergere in questo paese.
In proposito di made in Italy nascono nuovi progetti, nascono nuovi canali di vendita, si riscoprono prodotti e si rivalorizzano; ma gli Italiani credono e supportano il made in Italy?
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