YOHJI YAMAMOTO, intellettuale ribelle della moda, sottraendosi alle frenetiche regole del mercato, è riuscito ad imporsi per perseguire un suo percorso di ricerca sull’abito, sulle forme geometriche, sui volumi e sul tessuto. Con la disciplina e la precisione tipica della sua terra di origine, ha lavorato soprattutto sulla concettualità dell’abito, non più frutto di una decisione stilistica semestrale voluta dal reparto marketing, né di imposizione con categorie a priori del prodotto.
YOHJI YAMAMOTO ha dato un fondamentale contributo alla moda, sfidando, con il suo stile avant-garde, le tradizionali regole del vestire.
Maestro della sartoria, concepisce i suoi abiti in relazione alle lavorazioni artigianali e alle tecniche di taglio, tanto che le sue creazioni sono state definite come “poesia allo stato puro.”
Ha restituito all’IDENTITA’ FEMMINILE la libertà di essere rappresentata non più come bambola e come oggetto sessuale. Al contempo, Yamamoto ha restituito agli uomini la possibilità di riappropriarsi della loro SFERA NARCISISTICA, facendogli indossare la gonna e curando, per esempio, con l’attenzione di un cesellatore, la morbidezza che si ottiene all’attaccatura della manica.
Nel suo libro Impero dei segni, ROLAND BARTHES ha osservato che in Giappone “la sessualità è nel sesso e da nessuna altra parte“, in contrasto con gli Stati Uniti, dove invece “il sesso è ovunque, tranne che nella sessualità“. Se sia più o meno vero, gli abiti di Yohji Yamamoto trasmettono, comunque, questa verità.
Yohji Yamamoto debuttò a Parigi, nel 1981, con il suo partner di allora, REI KAWAKUBO di COMME des GARCONS. La sua entrata in scena scioccò il mondo della couture, non preparato, a quel tempo, a vedere capi femminili che sembravano maschili, abiti avveniristicamente funzionali, sobri e dalle linee sperimentali.
La parata di modelle mandata in passerella, con i capelli rasati e con le facce dipinte di bianco, cambiò il volto della moda per sempre. Al posto della convenzionale musica di sottofondo,Yamamoto utilizzò il cupo suono di un battito cardiaco amplificato elettronicamente. Invece della classica e borghese silhouette a clessidra, Yohji presentò enormi disegni scuri. Le scarpe delle modelle erano piatte e perfino rustiche. L’establishment di allora non accettò benevolmente le sue proposte e, in Giappone, le donne che indossavano Yohji vennero etichettate “i corvi“.
Seguì un intenso dibattito per individuare una nuova definizione idonea alla sovversiva estetica di Yamamoto: “chic Hiroshima” mise tutti d’accordo. “Vestendo le donne con i tacchi bassi,” disse Yohji molto più tardi,”propongo loro un modo diverso di camminare, di percepire se stesse e di porsi agli altri.”
Parigi, Febbraio 2014: ultimo appuntamento di quattro logoranti settimane della moda. Una valanga di immagini, tonnellate di parole. Di queste ultime, solo poche pungono e durano.
Yohji Yamamoto porta in scena sulle passerelle parigine un caleidoscopio stilistico, dove la tradizione manga giapponese conquista le silhouette e si produce in una escursione, del tutto inattesa, e per questo benvenuta, nei territori del colore vivido, del volume parossistico e del fumetto pop. Profonde stampe manga su immensi piumini, echi di etnie immaginarie e segni metropolitani suggellano i contrasti di una pensosa leggerezza.
Yohji Yamamoto sulla Filosofia:
“Con gli occhi rivolti al passato, cammino a ritroso verso il futuro“
Yohji Yamamoto sulla Perfezione:
“Credo che la perfezione sia una cosa orribile.
Da qualche parte, nelle cose fatte dagli esseri umani,
voglio vedere cicatrici, fallimento, disordine e distorsione.
Se nel lavoro riesco a percepire queste cose dagli altri allora mi piacciono.
La perfezione è una specie di ordine,
come l’armonia immanente e così via.
Ci sono cose che qualcuno forza in qualche cos’altro.
Un essere umano libero non desidera questo tipo di cose.”
Yohji Yamamoto sulla Creatività:
“Si può dire che disegnare sia molto facile;
la difficoltà sta nell’individuare un nuovo modo di esplorare la bellezza.”
Yohji Yamamoto sul Nero:
“Perchè il nero? Il nero è al contempo modesto e arrogante. Il nero è pigro e facile ma misterioso. Ciò significa che molte cose si confondono, ma assumono aspetti diversi a seconda del tessuto. Se vuoi avere una silhouette hai bisogno del nero. Il nero può inghiottire la luce o rendere le cose più nitide. Ma alla fine tutte le tonalità del nero dicono: “Io non annoio te e tu non annoi me!“
Yohji Yamamoto sulla Creazione:
“Ogni volta che sto cercando di creare qualche cosa di nuovo, sperimento quanto sia ardua la creazione. Questa è la sfida. Pertanto posso fare facilmente degli errori. Non mi va di rimanere confinato in uno stile definito, lo stile Yohji Yamamoto, e ripetere la stessa collezione, stagione dopo stagione, per 20 anni di fila. Voglio scombussolare me stesso. Probabilmente solo il 2 o il 3 per cento delle persone riescono a capire quello che voglio esprimere…
…l’80-85 per cento non capisce, ma non mi interessa.“
Yohji Yamamoto sull’ Industria della moda
“Ho sempre detto che non mi interesssa il mercato ma ho dovuto considerare profondamente i cambiamenti in atto. Ho capito che le cose più belle sono man mano sparite. I miei amici vestono abiti osceni in quanto seguono il dictat della pubblicità e del denaro. I soldi fanno soldi, la pubblicità la merce,
la TV fa la moda e ha un incredibile potere.”
Fonti:
www.google.com
www.vogue.it
www.pinterest.com
www.tumblr.com
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