Elemento da sempre essenziale dell’abbigliamento maschile, la CAMICIA è ormai un classico anche nel guardaroba femminile. Il puro candore teme la concorrenza di righe e azzurro in quelle da uomo, per la donna il bianco è invece un evergreen senza tempo e senza rivali.
Una lunga storia quella di un capo che, facendo la sua prima comparsa in un graffito preistorico dove la sua antenata TUNICA non era che un semplice pezzo di pelle con un buco in mezzo per farvi passare la testa, rimane nelle immagini fino alle prime testimonianze scritte, greche, ma assai più accurate quelle dei romani. È infatti nell’ANTICA ROMA che uomini e donne usano una tunica con maniche larghe a cui poi se ne sovrappongono altre a seconda delle stagioni.
Fino all’anno MILLE la struttura è stata essenzialmente quella a T, con le maniche tagliate a formare un pezzo unico con il corpo; era un capo pratico e adatto alla vita di tutti i giorni, soprattutto per la vita degli uomini, impegnati nelle occupazioni militari.
I Crociati importano in seguito dall’Oriente il CAMIS, in uso dai Persiani, con le maniche tagliate separatamente e poi cucite al corpo, struttura base che adottiamo ancora oggi. Fino al 1300 la camicia rimane pressoché invariata, rilegata a capo intimo per le classi più agiate e ad abbigliamento da lavoro per le popolari; dal 1300 comincia a fare capolino dalle maniche e dai corsetti, e il fondo della manica e lo scollo, allacciati da cordoncini o nastri di tessuto, si ornano di fregi e ricami.
Le fogge cominciano a differenziarsi seguendo le mode, e così nel XIII e XIV secolo troviamo citazioni di camicie “francesche”, “ad modum francorum”, con maniche larghe “alla catalana” e così via. La principale differenza in quest’epoca tra camicie maschili e femminili è nella scollatura, più ampia quella delle donne, e nella lunghezza, decisamente più corta per gli uomini.
Nel 1500 fanno la loro comparsa le collarette plissettate e le gorgiere, accessori così importanti da divenire presto a se stanti, accolti col massimo favore in tutta Europa. Da questo momento in poi la camicia si propone in infinite varianti e la perdita d’ importanza , tra il XVII e XVIII secolo, della cravatta fa spazio allo jabot: di pizzo, di seta arricciata, di mussola di lino pieghettata, bordato di trina.
Ma è nel 1783 che la camicia bianca fa la sua prima apparizione pubblica, al Salone di Parigi, su tela la regina MARIA ANTONIETTA indossa un muslin dress ritratta da Madame Vigée-Lebrun. È scandalo, come se oggi una first lady si facesse fotografare in biancheria intima, ma sdogana simbolicamente la camicia bianca per la donna.
In realtà, in quegli anni siamo ancora ben lontani dall’uso che se ne farà a partire dai primi anni del Novecento e la grande rivoluzionaria è indubbiamente COCO CHANEL che sconvolge il mondo della moda dei corsetti proponendo uno stile maschile assai più confortevole che è lei stessa la prima ad indossare, ed a lei dobbiamo l’immagine del pantalone morbido, camicia bianca e cardigan.
Da questo momento in poi, per la camicia bianca è un tripudio: DIOR la propone nel Secondo Dopoguerra di organza bianca con gonna di raso nero, le dive degli anni Quaranta la elevano a mito: Marlene Dietrich con il suo smoking da sera, Ava Gardner nel film “L’ Incantesimo”, Lauren Bacall in “Key Largo” ed infine un’iconica Audrey Hepburn che gira per Roma in Vespa in “Vacanze Romane”, 1953, con le maniche della camicia arrotolate.
Siamo negli anni delle PIN-UP e la camicia è quindi indiscutibilmente sinonimo di femminilità, abbottonata mette in risalto la vita e sbottonata la scollatura, è spesso abbinata a gonne a vita alta o shorts che strizzano il punto vita, sottolineando ulteriormente le curve femminili, ed è bianca, candida, pulita.
Tutto questo cambierà drasticamente a metà degli anni SESSANTA, in pieno tumulto sociale e con il femminismo nel pieno delle sue forze viene sdoganato il look androgino su figure minute quali TWIGGY ma soprattutto PATTI SMITH, fotografata da ROBERT MAPPLETHORPE per la copertina del suo primo album Horses, quasi una sfida all’ uomo, manifesto non troppo involontario del femminismo. L’album ha un grandissimo successo, Patti Smith diventa un mito e la camicia bianca maschile quasi un’ossessione per tutti gli anni ‘70.
Il 1980 è l’anno di GIORGIO ARMANI, che del tailleur da donna farà il suo segno distintivo, in quel mix di “sottile fecondazione incrociata fra moda maschile e femminile” (Daily news, 1980) che ha conquistato il mercato mondiale e si afferma anche come designer di camicie bianche da donna di taglio maschile. Ormai sdoganata in ogni sua possibile variazione, la camicia bianca raggiunge l’apice della poesia con le architetture di Gianfranco Ferrè, vero maestro nel tradurre l’arte, sua grande passione, in teatrali costruzioni e variazioni sulla camicia bianca.
Negli anni NOVANTA una nuova generazione di designer innalza la camicia bianca fra gli stendardi del minimalismo: cade il muro di Berlino e si dissolve l’Unione Sovietica, muore assassinato Gianni Versace, esplodono nuovi mercati; è la volta delle creazioni concettuali ed estremamente “ripulite “ di Martin Margiela , degli esperimenti oversize di Junya Watanabe e della scuola minimalista americana con Calvin Klein e Donna Karan; e ci pensa il più pulp dei registi, Quentin Tarantino, a rappresentare i tumulti della società contrastandoli con l’estrema linearità del look della sua eroina principale, Uma Thurman alias Mia Wallace, in semplice camicia bianca maschile e pantalone di gabardine nero.
La camicia bianca è nel guardaroba di ogni DONNA ELEGANTE come in quello di ogni DONNA SPORTIVA. La sua versatilità si giustifica nel fatto che assume una valenza diversa a seconda di chi la indossa.
Il bianco è un COLORE BIVALENTE, significa purezza, candore, rigore ma è anche un colore facile da sporcare, adatto a chi può permettersi molti abiti, attributo, in tempi non troppo lontani, di un’elite piuttosto ristretta.
La camicia bianca è sinonimo di STILE, che notoriamente è un concetto diverso da moda. La camicia bianca è quasi il rifiuto di tutto ciò che l’industria della moda sta oggi ossessivamente facendo; è purezza mentale.
Ultimi post di Renzo Camplone (vedi tutti)
- Donne alla moda, donne controcorrente, ovvero “le nuove emancipate” - 20 Settembre 2014
- Lezioni americane - 18 Agosto 2014
- Ora scegli - 17 Agosto 2014
Fantastiche 🙂 adoro le camicie 🙂 Ti aspetto sempre da me http://violettas.altervista.org/
la camicia bianca rimane la camicia per eccellenza! fondamentale!
un saluto
Eleonora
fai un salto da me
http://www.jeveux.it
La donna in camicia è sempre attraente, viva la camicia!
http://piubuonepiubelle.blogspot.it/
Io amo quelle su misura!
Nameless Fashion Blog
Nameless Fashion Blog Facebook page
foto stupende, bravo !!
splendido post, e splendida ricerca immagini come sempre!!! adoro la camicia in tutte le sue varianti! parola di camiciaia 😉
Bellissimo questo post sulla storia della camicia, di cui non conoscevo in realtà le origini e che belle le immagini scelte!!
Per me è bianca… indosso sempre e solo quelle!
Non posso farne a meno!
GFD by Giorgio Schimmenti
un fascino senza tempo
♡B.
LOVEHANDMADE.ME
grazie
La camicia non dovrebbe mai mancare nell’armadio di una donna, è un capo femminile ed essenziale!:) bel post, come sempre!!:) baciii
Io non posso fare a meno delle camicie, le indosso spesso!
baci 🙂
Io non ne ho mai comprata una… sarà che odio stirare?? 🙁