LONDRA, negli anni, è stata il centro nevralgico di innumerveoli “terremoti” giovanili e sembra un miracolo che questa città sia ancora in piedi.
Data la sua durata, la scossa della subcultura PUNK fu certamente la più forte.
La sua influenza, anche a decenni di distanza dalla sua nascita (i 12 mesi a cavallo tra il 1976 e il 1977), continua a sentirsi ovunque con forti scosse d’assestamento: dai bar di quartiere agli spettacoli teatrali, dalle strade ai grandi saloni.
La storia molto complessa del movimento punk ha influenzato numerose forme d’arte e aspetti culturali in genere, dalla musica alla letteratura, dalle arti visive alla moda.
Il PUNK ha un creatore ufficiale: MALCOM McLAREN, marito della stilista Vivienne Westwood.
Nel 1971 McLaren aprì , assieme a Vivienne, il suo primo negozio, LET IT ROCK, al 430 di King’s Road, Londra.
Il negozio prese diversi nomi nel corso degli anni, seguendo l’evoluzione stilistica di Vivienne: nel 1972 Too fast to live too young to die, nel 1974 Sex in seguito Seditionaries e infine World’s End, rimasto fino ad oggi e conosciuto per la celebre insegna con l’orologio che gira al contrario.
Sebbene il punk musicalmente non nacque nel Regno Unito, fu il luogo dove sviluppò il look e più tardi l’ideologia vera e propria.
Dopo un periodo a New York, nel quale entrò in contatto con una scena artistica particolarmente trasgressiva, Malcom McLaren decise di trarre ispirazione dall’esperienza vissuta e metterla in pratica.
Iniziò a vendere t-shirt piene di strappi e indumenti in pelle e gomma nera costellati di cerniere.
Poi mise su una band musicale con quattro giovanissimi frequentatori del suo negozio.
Assieme alla moglie, studiò l’abbigliamento per la band, e nacquero, verso la fine del 1975, i SEX PISTOLS.
Il loro look era composto da vestiti strappati, capelli corti, spettinati e spesso colorati, indumenti sadomaso-fetish, giubbotti e pantaloni in pelle, catene, borchie, spille da balia, lucchetti usati come collane, collari borchiati, svastiche (al solo scopo di scandalizzare) e tutto ciò che di appariscente e provocatorio si poteva proporre.
Le canzoni erano rozze, elementari e violente, e il loro comportamento inaudito: insultavano i presentatori degli spettacoli, bestemmiavano, sputavano e vomitavano sul pubblico.
Il successo, nel 1976, fu strepitoso.
I Sex Pistols erano ragazzi come tutti gli altri, non avevano niente di speciale, non sapevano nemmeno suonare: ogni differenza tra fruizione e produzione era praticamente annullata; per questo alla loro musica non si inneggiava con applausi, ma con gli sputi e gli insulti.
Ma questa rivelazione di una “democrazia della musica” non si traduceva affatto in un messaggio politico propositivo: il punk era anarchia, distruzione, contraddizione di tutto ciò in cui la società credeva.
L’unico credo politico era il nichilismo, il suo motto era “no future” (non c’è futuro).
Per il decennio in cui sembra che non si possa fare a meno di schierarsi tra estremismi politici era una vera rottura.
Il punk era individualista, tollerava al massimo il microgruppo, perchè era la scheggia impazzita dell’esplosione e della frammentazione del sociale.
I simboli della patria, come la bandiera e l’inno nazionale, venivano ridicolizzati: l’immagine in copertina del 45 giri God Save the Queen (titolo dell’inno britannico) raffigurava la regina Elisabetta con una spilla da balia infilata nel naso.
Risulta impossibile però collocare “l’ ideologia” punk in un’unica corrente di pensiero, dato che con il tempo, il movimento si suddivise in un’infinità di diverse classificazioni, che andavano dall’anarchismo al comunismo fino al nazismo, oppure semplicemente la neutra apoliticità.
A unire tutti gli appartenenti al movimento punk sotto un’unica causa era il rifiuto per qualsiasi forma di controllo, tra cui il controllo sociale esercitato dai mass-media e dalle organizzazioni religiose.
Il punk (termine che originariamente significa “spazzatura“) ribaltava i modelli estetici dominanti: ciò che era abitualmente considerato “bello e buono” veniva rifiutato in favore di quanto era brutto, disgustoso, rivoltante.
All’ inizio degli anni Ottanta, il punk aveva raggiunto il suo obiettivo: svuotare di significato ogni mito e ogni moda precedente.
E qui, poichè il suo scopo era distruggere, ma non costruire, cominciò ad esaurirsi: ormai poteva essere una moda (quasi) come tutte le altre, la vorace Zandra Rodhes poteva inserire spille da balia d’oro nei suoi abiti con strappi “finti”.
Anche Gianni Versace nel 1994 inserì le spille tipiche dello stile punk in alcuni suoi vestiti.
Eppure nulla sarà più come prima: dopo il punk, niente potrà più seriamente essere definito “bello” o “buono”.
Al via dal 9 maggio fino al 14 agosto nelle sale del Metropolitan Museum di New York, la mostra «PUNK: Chaos to Couture», una rassegna organizzata dal Costume Institute dedicata al punk e all’influenza che questo movimento ha avuto nel corso degli anni nell’alta moda.
Dalla nascita nel 1970 sino ai giorni nostri: circa 100 pezzi di fashion design maschili e femminili e abiti punk vintage che si contrappongono al recente Haute Couture e prêt-à-porter che hanno, specie negli ultimi tempi, preso in prestito alcuni simboli d’eccellenza del mondo punk.
La mostra prevede un percorso multimediale, vestiti animati da video musicali d’epoca ed è organizzata per temi.
Ognuna delle sette gallerie omaggia una icona punk a ispirazione della moda, come Blondie, Richard Hell, The Ramones, Patti Smith e Malcolm McLaren.
Tra i fashion designer in mostra, nomi illustri quali: Thom Browne, Christopher Bailey (Burberry), Hussein Chalayan, Francisco Costa (Calvin Klein), Christophe Decarnin (Balmain), Dior, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, John Galliano, Nicolas Ghesquière (Balenciaga), Karl Lagerfeld (Chanel), Helmut Lang, Martin Margiela, Alexander McQueen, Franco Moschino e Miuccia Prada, Gareth Pugh, Zandra Rhodes, Hedi Slimane (Saint Laurent), Joseph Thimister, Riccardo Tisci ( Givenchy), Gianni Versace e molti altri ancora.
“Il bello è brutto e il brutto è bello”
William Shakespeare, Macbeth, atto I
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Ehm, premettendo che il post è bellissimo e pieno di informazioni preziose, questo non è sicuramente il mio genere. Tutt’oggi comunque credo sia ben radicato nel Regno Unito piuttosto che in altri luoghi. Quando vivevo in Spagna gli inglesi erano i più punk di tutti. Sicuramente è nel loro dna e sanno essere disinvolti. Io mi sentirei in maschera, seppur questo sia uno stile di vita e di pensiero e non un mascheramento.
A presto!
ENTROPHIA.IT
ma quante cose ho scoperto che non sapevo, bel post!!! bacio
Bel post 🙂
Da fank sfrenati
mi è piaciuto molto questo post! mi piace lo stile punk !!!
http://heel12.wordpress.com/2013/06/13/manymal/
Semplice, completo, dettagliato, ricco, esaustivo….. Esposto con stile didattico: “Ore 9.00: Lezione sul Punk”….
Fantastico questo recap sulla nascita del punk, non sapevo tutte queste cose, poi pensare che il punk sia stato creato dal marito della Vivienne??? fantastico!
L’ultima volta che sono stata a Londra ho riflettuto su quanto ci fosse ancor di Punk nella city, e in effetti basta andare nelle zone di Camden per capire che questo stile è ancora in auge!
baci
Love SID. <3 Adoro lo stile Punk (sono anche andata a vedere una mostra sulla storia del punk) e cerco spesso di mettere dei dettagli punk nei miei look! 😀
Once Upon a Time..
Wow bel post, bravi come sempre!!:) baciii
Non vedo l’ora di andarla a vedere!! 😀
Mi sento un pò punk dentro, bel post, mi piacerebbe anche andare a vedere la mostra:)
Anche se non è nel mio genere ma lo stile Punk mi è sempre piaciuto nelle altre persone!gran bel post 🙂
bacii
L’articolo è come sempre interessantissimo, ma il titolo è fichissimo!
Torna presto a trovarmi su Cosa Mi Metto???
Win your favorite pair of sunglasses!!
L’ho letto proprio con piacere. Il punk non è il mio genere ma la storia lo è: mi piacciono tantissimo le info e le curiosità legate alla moda!
Veramente un bel lavoro corredato di notevoli immagini!
Lo stile di Artemide
Ti rubo la prima foto perchè è FAVOLOSA!
Che meraviglia queste foto!
http://www.cultureandtrend.com/
Non conoscevo la storia della moda punk e per questo ti ringrazio per il post, davvero interessante e ricco di immagini!
Un bacio, The Spotted Cherry Pie
Le Bunny Bleu Giveaway
Interessante, anche se il punk non è uno stile nelle mie corde, è sempre piacevole poter leggere come nascono le mode e gli stili
Diamanti Sul Sofà
nemmeno io la conoscevo,molto interessante!Ma sopratutto il titolo abruzzese mi ha fatto morire 🙂
Bella rassegna, anche se devo ammettere che di tutti gli stili il punk è quello che forse più si allontana dalla mia personalità!
un mix di foto molto particolari… interessante.
un articolo completo molto ben documentato
Ho passato anche io il mio periodo punk al liceo 😀
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I am really loving it