Da oggetti utili, studiati per la loro funzione, a veri gioielli per re e artisti, i BOTTONI vantano otto secoli di storia. Sono appesi a un filo, ma guai a declassarli ad accessori di second’ordine.
Rivelatori di status-symbol e sinonimo di espressione culturale, i bottoni identificano, adornano e impreziosiscono a seconda della loro foggia, rendendo visibile anche agli occhi dei meno addicted, il confine tra abbigliamento da giorno e quello da sera.
Appaiono in FRANCIA tra il XII e XIII secolo ma si impongono con forza tra il Cinquecento e il Settecento, grazie al favore dei regnanti europei che sfruttano appieno l’occasione offerta da questi piccoli oggetti per sfoggiare altro oro, argento e pietre preziose.
Nell’Ottocento il trend cambia: metalli preziosi, ambra, perle, rivestimenti in seta e passamaneria cedono il passo a nuovi materiali come madreperla, corozo, corno, ottone e altro.
La nascita dei primi bottonifici industriali, tuttavia, non scalfisce la dimensione artigianale e artistica di questo accessorio che si appresta a divenire, di lì a poco, l’interprete più eloquente delle innumerevoli trasformazioni della società e del costume del ventunesimo secolo.
Gli anni 20 e 30 segnano un ritorno ai bottoni-gioiello con strass Swarovski e neppure la Seconda Guerra Mondiale arresta l’evoluzione della boutonnerie. Anzi, la ispira con produzioni in legno o materiale ricavato dai parabrezza dei bombardieri in disarmo. Un capo d’abbigliamento banale o passato di moda può essere trasformato in un pezzo unico o semplicemente ‘rinfrescato’ se valorizzato da un bottone importante.
Lo sanno gli stilisti e se ne accorgono gli artisti che non disdegnano di prestare il loro genio creativo alla progettazione e alla realizzazione di questi accessori moda che stimolano la creatività. Nascono collaborazioni d’eccezione come quella tra Pablo Picasso e Coco Chanel o fra lo scultore svizzero Alberto Giacometti e la stilista Elsa Schiaparelli.
Sugli abiti dell’inventrice del rosa-shocking ne apparivano di forme così strane che in una biografia della famosa couturière si legge: “Il re bottone regna incontrastato da Schiaparelli, ma nessuno assomiglia a ciò cui un bottone dovrebbe assomigliare“. E mademoiselle Coco Chanel, accostando metalli, perle e pietre colorate, inventò addirittura uno stile. La nuova stagione culturale lascia il segno anche nella moda. E i bottoni non sono da meno.
Negli anni Cinquanta, che inaugurano una nuova strategia di marketing aziendale, sono griffati. Coloratissimi ed oversize nei Sessanta hippy, anonimi nei Settanta delle contestazioni, tornano poi ad essere sfarzosi e protagonisti a cavallo del nuovo millennio, come testimoniano le collezioni omaggio di Gianfranco Ferrè e Jean-Paul Gaultier.
Non sono solo i capricci del fashion-system a decretare il successo di una storia che non conosce battute d’arresto, ma anche un costante interesse del mondo dell’arte, del cinema, del design e della gioielleria.
L’Italia, prima produttrice di bottoni destinati alle collezioni di haute-couture, vanta un gran numero di collezionisti (riuniti dal 1995 in un’associazione), pubblicazioni, mostre e persino un museo a Santarcangelo di Romagna che ospita circa 8.500 esemplari.
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wow come sempre un post molto interessante, ricco di informazioni e ben scritto!!(mi perdo sempre a leggere i vostri post!!) baciiii
Io amo i bottoni vintage…infatti quando scelgo una blusa o giacca principalmente è perchè mi piacciono i bottoni!
tweed outfit on fashionischeap.it