Il vincitore della prima serie di Project runway Italia è Marco Taranto, giovane designer di origine calabrese, con una grande passione per la moda, passione che lo contraddistingue fin da bambino. Si aggiudica così la possibilità di sfilare con la sua collezione, durante la settimana della moda milanese, volare a New York per la fashion week ed un anno di lavoro presso la maison Trussardi. Chi ha seguito il suo percorso all’interno del programma, ha riconosciuto in Marco una persona sensibile e creativa, così ho voluto conoscerlo un po’ meglio per scoprire altri lati del suo carattere e devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa, da alcune sue dichiarazioni. Ve le racconto attraverso questa intervista:
Ho seguito il tuo percorso durante il programma televisivo, sono emerse doti come coerenza di stile e una forte determinazione. Queste doti ti rispecchiano?
Non riesco mai ad esprimere a parole le mie doti. Io non faccio altro che esprimermi con le mani, so solo che ho una fortissima voglia di esprimere il mio pensiero in un qualcosa che materializzandosi mi impressiona. Mi sono sempre misurato davanti a persone del settore, molti hanno riconosciuto queste doti. La forte personalità è data solo dal fatto che non faccio altro che esprimere me stesso. Una caratteristica tecnica che mi è stata più volte criticata: di non essere cool, ma l’ Italia non è un gregge e per la prima volta mi stavano offrendo la possibilità di essere pastore, non avevo il compito di creare per un marchio preciso, l’ unico mio dovere era mostrare cosa sapevo fare.
Cos’è che non si è visto? Quali sono le altre caratteristiche che ti contraddistinguono?
Non si è vista la mia predisposizione ad adeguarmi alle situazioni. Durante tutto il programma si è visto sempre un Marco che piange, sensibile. Ma oltre a questo c’ è un Marco che lotta con la quotidianità, che lotta giornalmente per guadagnarsi un posto. Marco è combattivo, e farebbe di tutto per portarsi la pagnotta a casa. La vita è un onda, per stare sempre in cima, bisogna equilibrare il corpo in base ai vortici del vento, se trovi il baricentro, niente ti può scalfire. Le caratteristiche che mi contraddistinguono sono solo la semplicità e il non sentirmi nessuno. Sono così come mi avete visto. Non ho nessun filtro e mi metto sempre su uno scalino più basso degli altri.
Se non avessi vinto tu, quale tra gli altri concorrenti avresti ritenuto all’altezza della vittoria?
Se non avessi vinto, la persona che si sarebbe aggiudicata il podio sarebbe stata Elena, una bellissima immagine di donna in carriera. Donna professionale, meticolosa e che sa cosa fare per sfondare. Io sostengo sempre il fatto che la vera vincitrice del programma sia lei, perchè ha dimostrato di essere in grado di soddisfare i desideri dei giudici. Io l’ ho fatto un pò meno, ma solo perché avevo paura di smentirmi e di perdere di credibilità.
Durante il programma gli autori mostrano come un abito che sfila in passerella, puo’ essere realizzato in tempi brevissimi. Noi cultori dello stile e del cucito ci terremmo a comunicare che non è proprio così, comunichiamo a chi ci legge i tempi previsti per un abito su misura?
Beh il programma ha fatto vedere giustamente pochi tratti di come l’ idea diventi materiale. Io finora ho sempre lavorato nell’ altamoda, un metodo che va ben lontano dal metodo industriale. La sartorialità manuale ha una tempistica diversa, si parla di settimane… oppure se sono abiti molto complessi e ricamati anche di un mese. Prove su prove, tele fatte e rifatte per trovare l’ eccelllenza del taglio. Quando ero uno stagista, facevo i sottopunti a mano per ore, birillini infiniti.. Ma ad abito finito vedevi la caduta impeccabile. Questo lavoro per me distingue l’ arte, quella dell’ altamoda, dall’ arte fruibile, quella industriale e della taglia e cuci. Oramai il fashion system non vuole più questo metodo, ma come si dice: impara l’ arte e mettila da parte.
La tua collezione finale si ispirava alla chiesa e alle suggestioni che essa stessa ci regala, per te che significato ha la chiesa? E’ una caratteristica principale del tuo stile?
Quella della chiesa non è una caratteristica principale, era un racconto che pone uno stemma nel mio percorso. E’ un capitolo che si è aperto con project runway ed è finito lì. C’è altro ora. La chiesa per me rappresenta il mistero, il luogo dove tralasci i peccati e ti bagni di nuova vita. Io non sono cattolico, ritengo solo che la chiesa sia un luogo di grande culto, un posto dove attestare che ancora oggi si puo’ credere in qualcosa. Io mi avvicino ad essa ogni volta in cui mi sento debole, dove non so dove appigliarmi, e ritrovo la forza di farcela. Ma non perchè credo in Dio, ma perchè è quell’ unico posto dove vedo la speranza della gente, unico luogo dove il silenzio regna, dove c’ è il rispetto, e il sorriso. Dove l’ uomo ti dona la bontà. Peccato solo che uscito da li, tutto si dimentica.
Personalmente in ambito creativo ed emozionale sono molto legata alla mia terra, quanto il rapporto con la tua terra influisce nelle tue creazioni?
La mia terra è sempre presente quando creo. Io non rinnego mai le mie origini, sono onnipresenti. Mi ricordo sempre il motivo del perchè l’ ho lasciata, la voglia di farcela e di trovare lavoro. La Calabria è una terra di stimoli, ogni suo angolo di crea un’ emozione, ti riporta alle tradizioni, stimola i 9 sensi canonici. Il mio equilibrio è la mia terra, luogo dove mi rifugio ogni volta che l’ ansia mi assale. La Calabria è il luogo dove ripongo i miei dolori e li sotterro nella mia terra.
Sei stato giudicato da grandi personaggi che hanno fatto la storia della moda in Italia, hai trovato giusti i loro giudizi o consigli? Li condividi?
Ho trovato giusto ogni giudizio che mi è stato dato. Nella mia vita non mi sarebbe mai capitato di poter essere ascoltato da un determinato pubblico. Mi hanno regalato perle di saggezza, mi hanno regalato l’ opportunità di essere ascoltato, fermato, bastonato e darmi una chance. Ho adorato Anna Dello Russo che mi ha fatto capire che il cool ora come ora è il principio cardine della moda. E da quel momento non lo dimentico mai. Ora ogni volta che mi metto a fare qualcosa mi dico :”Bene Marco, essere cool è il tuo compito”. I giurati fissi mi hanno sempre compreso, si sono immersi nel mio mondo e non so come ringraziarli. Mi hanno regalato una possibilità e la settimana dopo un’ altra ancora.
Quale esperienza, all’interno del programma tv, ti ha insegnato maggiormente?
L’ esperienza televisiva è stata una delle più belle esperienze che abbia mai fatto. E’ dall’ inizio del programma che dico: è valsa la pena più di fare questo programma che fare anni e anni di stage senza nessun risultato tangibile. Il talent ci ha regalato la possibilità di creare, di dimostrarsi in ogni settore, dall’ idea, al modello, alla confezione. Ci ha fatto conoscere personaggi famosi, ci ha fatto conoscere tante realtà, nella vita normale non capita mai tutto ciò, nella vita normale ti metti nelle lunghe file ad aspettare una chiamata e a pregare che la fortuna quel giorno ti accompagni.
Ora hai davanti a te un anno di lavoro, per fare esperienza presso la maison Trussardi, come ti vedi tra 10 anni? Quali sono i sogni che ti piacerebbe realizzare?
Fra dieci anni, mi vedo un uomo maturo che sbaglia il meno possibile. Il mio sogno è di poter scrivere un libro che racconti la visione del concetto moda da tutti i punti di vista, dai giovani ai grandi personaggi. Un manuale che possa servire a chi intraprende questo lavoro che spieghi come muoversi. Ricordo che durante il mio periodo di assistente docente, vedevo negli occhi dei miei alunni la paura di non sapere dove sbattere la testa, di sentirsi nudi dopo il percorso. Avrei dato l’ anima per aiutarli ma non avevo i mezzi per farlo. Oltre a questo, immagino un mio marchio, che possa raccontare che la moda oltre ad essere di tutti, debba personalizzare la vita autentica di ognuno di noi. Perchè la vita è una sola e come tale va rispettata in ogni ambito, dal modo di vestirsi al modo di pensare, questo è il mio scopo, creare un luogo dove la donna possa essere aiutata, psicoanalizzata e che possa esprimere liberamente cosa vuole. Creare l’ atmosfera intorno a se nella definizione di Bohme, vale a dire crearsi spazi emozionali, di sentimenti estesi. In fin dei conti una bella atmosfera rende sia l’ uomo sia la donna attrattivi. Prima di sapersi vestire bene, ci si deve sentire bene dentro.
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