DARE VITA AI SOGNI…
I vestiti mostrano i segni del tempo.
Mano a mano che li usiamo, i capi cambiano, si consumano, si adattano alle forme del corpo e ne diventano parte. E proprio come il corpo si logorano, si rompono, invecchiano. E piu’ invecchiano, piu’ sono unici. E’ come se vivessero con noi, assorbono cio’ che facciamo, i profumi, le esperienze. Perfino i colori cambiano, a seconda di quanto si portano e di come si lavano. Noi, in particolare con i nostri denim, abbiamo questo tipo di rapporto, quasi simbiotico. Loro partecipano a quello che facciamo, quando siamo felici e tristi, o arrabbiati. Mostrano i segni dei nostri viaggi, sono sdruciti, consumati sui gomiti e sulle ginocchia; ogni strappo, ogni macchia ci ricordano i posti dove siamo stati. Cio’ che portiamo racconta la nostra storia. Volevamo l’occasione per raccontarci…
(Giancarlo Pancella REIGN)
E’ un immenso piacere per noi di Pescara loves fashion intervistare i talentuosi e innovativi
Marco Del Bufalo e Giancarlo Pancella, abruzzesi d’origine e cosmonauti nell’anima, menti creative del marchio in continua ascesa “REIGN”.
HISTORY
Dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità all’interno di aziende come SIXTY, ZU ELEMENTS e GURU, intraprendono una nuova avventura insieme a Maurizio Esposito, progettando e realizzando un prodotto di ottima qualità e dal design accattivante: REIGN.
(Risponde Giancarlo Pancella, portavoce di entrambi)
-D Parliamo di REIGN, com’ è nata l’idea del logo e cosa significa per voi REIGN…
-R Reign significa “regno”,in inglese, l’idea era quella di riunire nel nostro “regno” l’esperienza maturata in tanti anni di lavoro, ma anche cio’ che ci piace nella musica, nell’arte e nel design. Come un baule nel quale chiudere i nostri jeans preferiti, i dischi in vinile, i fumetti…
-D Cosa racconta la vostra collezione s/s 2012? Quali sono gli aspetti predominanti in collezione?
-R Entrambi proveniamo dal mondo del denim vintage, quindi siamo particolarmente “portati” per questo aspetto. Noi produciamo comunque un total look, quindi la cura che mettiamo nel denim e’ la stessa messa per gli altri capi della collezione. Ci piace mixare elementi vintage e gusto sartoriale, arricchire i capi con dettagli handmade. Personalmente, nasco come illustratore e graphic artist, poi passato allo stile, e quindi l’aspetto grafico mi sta particolarmente a cuore.
-D E’ davvero difficile riuscire a trovarsi in empatia con una persona, voi come avete cominciato a lavorare insieme?
-R Io ho iniziato a lavorare tanti anni fa, era il 1989, in una piccola azienda che poi si e’ trasformata in Sixty. L’incontro con Marco e’ avvenuto poco dopo, quando lui seguiva la linea Sixty uomo ed io Energie. Poi entrambi abbiamo supervisionato Energie, l’uno nell’aspetto della ricerca, dei tessuti e delle tendenze e l’altro nel campo prettamente stilistico – grafico. Da allora lavoriamo in coppia, ci integriamo bene dal punto di vista stilistico ed abbiamo perfino due caratteri opposti…
-D Come gestite il vostro lavoro? Ognuno di voi ha dei ruoli ben definiti?
-R Marco, con il tempo, e’ diventato un ottimo “trend-searcher” cioe’ colui che cerca di anticipare le tendenze del mercato, ed al contempo ha una grande esperienza a livello di prodotto. Io curo l’aspetto del design e della grafica, disegnando i capi e la loro vestizione grafica. Ognuno ha una sua visione, e dal confronto nasce la collezione. A nessuno dei due, comunque, piace il termine “stilista”…
-D Il jeans è sicuramente uno dei capi da tenere sempre nell’armadio, voi quali modelli preferite, quali consigliereste alle nostre lettrici/ori per questa stagione?
-R A noi piacciono le vestibilita’ slim, ma con il bacino comodo ed il cavallo un po’ sceso… se poi hanno un bel lavaggio ed un trattamento artigianale, allora sono sicuramente Reign! Il consiglio piu’ saggio per i lettori …fregatevene del marchio piu’ in voga, e mettetevi quello che piu’ vi piace e vi fa sentire a vostro agio!
-D Producete la maggior parte della collezione in Italia, ad oggi chi decide di farlo (ahime’) è soltanto la minoranza delle aziende, cosa pensate della manifattura italiana?
-R La manifattura italiana resta a un livello alto, sebbene l’eredita’ sartoriale ed artigianale vada scomparendo. Ma anche all’estero la realta’ si sta evolvendo. Noi abbiamo esportato il nostro know-how, e qualcuno piano piano se ne sta impadronendo, o comunque lo sta sfruttando in modo piu’ furbo. Un compromesso pero’ e’ possibile, mixare la creativita’ e l’aspetto commerciale e’ la sfida di tutti.
-D In molti affermano che ad oggi, lo “stile italiano” stia scomparendo, mentre città più “aperte e cosmopolite” tipo Londra pullulano di creatività e stilisti in ascesa… cosa pensate a riguardo?
-R Le realta’ cosmopolite portano sicuramente ad “aprire” la mente, viaggiare, frequentare gente di diversa nazionalita’, il mix di cultura e di arte incoraggiano l’aspetto creativo. Se nasci e cresci a New York o Londra sei sicuramente avvantaggiato, ma non dimentichiamoci che una persona dotata puo’ nascere dappertutto. L’importante e’ poi annaffiare la piantina…
-D L’arte e la creatività sono innate, ma ad un giovane stilista, che consigli dareste su un giusto percorso di studi? Quali sono le tappe che voi definireste obbligatorie?
-R Ad un giovane stilista, io suggerirei di trovarsi un lavoro serio! Una volta appurato che il giovane e’ effettivamente appassionato e motivato, credo che la cosa migliore sia l’esperienza “sul campo”: lavorare all’interno di un’azienda e’ molto utile e formativo, perche’ ti rendi conto delle reali difficolta’ e delle esigenze della struttura aziendale e del mercato cui si rivolge. Lavorare in atelier sartoriali sarebbe formativo, ma sono realta’ che vanno scomparendo. Anche frequentare una scuola specializzata e’ senz’altro utile, sebbene disegnare una montagna di figurini impossibili puo’ essere una gran perdita di tempo. Comunque, bisogna essere delle spugne, per apprendere il piu’ possibile. Poi dipende dall’approccio che hai nel mondo della moda: se vuoi fare business, devi essere bravo e scaltro nell’ambito commerciale e fare un prodotto vendibile ed accattivante. Se vuoi fare l’artista, il creativo a tutti i costi, devi essere in grado di imporre (e produrre) quello che hai in mente, a prescindere dalle esigenze di mercato. Direi che un buon compromesso e’ un ottimo risultato…In sostanza: magari meglio fare un sacco di gavetta, per imparare in trincea il mestiere, che avere un sacco di idee irrealizzabili. In tanti anni ho visionato montagne di disegni di giovani talenti: puoi essere in grado di disegnare la Gioconda, ma se e’ impossibile da industrializzare e da vendere (ad un costo accettabile), meglio fare il pittore…comunque sia, il consiglio migliore e’ : credere in cio’ che si fa e non mollare mai!
The following two tabs change content below.
Nata a Pescara nell '80, città che amo e nella quale mi sento amata,
in una regione, l'Abruzzo, che non finirà mai di sorprendermi per le sue bellezze naturali.
Impazzisco per tessuti e accessori, li acquisto ovunque: in viaggio, negozi e mercatini
e li tengo catalogati fino a che non trovo un'idea creativa da sviluppare.
Commenti
commenti