Era il 1982 quando Giorgio Armani venne proclamato the king dalla rivista americana Time. L’uomo dell’anno. Un Italiano che fu capace di aggiudicarsi la stima del popolo americano per il suo stile inimitabile, divenuto ormai leggenda.
Nel 1976 le prime collezioni uomo e donna. Ancora oggi appaiono nello stile molto attuali. Vestendo con semplice eleganza un uomo sobrio e una donna energica, Armani ha saputo incarnare fin da subito il senso estetico di una città come Milano, ma soprattutto renderla sempre di più un luogo capace di brillare della luce dello stile che non ha mai voluto imporre. Ecco perché a distanza di anni Armani parla il linguaggio di Milano e viceversa, senza una virgola di meno.
Un abito che veniva passato trent’anni fa oggi giorno lo indossiamo tutti, come nel 1981 con il primo cinque tasche. Significa che si è stati in grado di lasciare un segno indelebile, ma soprattutto di essere stati perfetti innovatori, pur rimanendo se stessi con i propri mezzi: una testa ed un cuore strettamente connessi per immaginare qualcosa che rendesse l’idea di felicità auspicata. Nient’altro.
È di Coco Chanel il merito di aver liberato le donne da una schiavitù del vestire portando sulla scena abiti leggeri e che dessero in primo luogo una sensazione di libertà.
Yves Saint Laurent in un momento successivo fu capace con il suo modo di sperimentare di dare potere a queste stesse donne.
Di Giorgio Armani è il merito di aver dato vita attraverso uno stile sobrio ed instancabile ad una parità del vestire.
Quello del re della moda divenne un brand capace in tutti questi anni di investire soprattutto e in un modo più che mirato sulla propria immagine. Hotel, Caffè e locali di tendenza, campagne pubblicitarie d’eccezione, il nome di una nota essenza (Acqua di Giò) oramai un classico dal 1996, fino ad essere main sponsor di una squadra di basket.
In tutto questo divagare una cosa contraddistingue Giorgio Armani da un qualsiasi altro stilista o creatore di moda: la luce che trapela dai suoi occhi, capace di rivelare molto di se stesso e della sua carriera. 40 anni vissuti per rendere felici le donne, alla ricerca spasmodica e mai esasperata di dare un senso a mille e più esistenze, che in un abito piuttosto che in una giacca, ritrovano la propria anima, la propria essenza.
Perché chi vive nel proprio lavoro sa perfettamente quanto lo stesso possa in qualche modo essere un dolce compagno di vita, con un’identità propria, con il quale intraprendere un cammino in una simbiosi quasi del tutto naturale.
Il pretesto di Giorgio Armani sarebbe stato fin da subito far emergere un certo modo di vedere il proprio mondo e rappresentarlo con le sue creazioni. Opere in movimento e dinamiche che avrebbero dovuto dare una vera opportunità a tutti di indossare la moda, quella che sfila in passerella. Far sentire, quindi, chiunque, sicuro di se e coraggioso. L’Haute Couture ha sempre parlato pochi e fatto sognare tanti, il coraggio è stato fin da subito vestire il maggior numero di persone che si potessero definire in un contesto autorevole e non autoritario, a proprio agio e sicuri di sé.
Un abito è di per se un modo per rappresentare la propria personalità, il proprio modo di porsi al mondo. Ciò che abbiamo dentro è frutto delle nostre esperienze fatte nel corso della nostra vita. In un abito Giorgio Armani, senza presunzione alcuna, ci sono debolezze, ricordi, gioie personali, dolori profondi. Tutto quello che negli anni ha formato e al quale nemmeno lui a volte ha pensato. È una scatola che sicuramente vorrà rimanga chiusa, un desiderio intimo e quindi chiuso a se stesso. Esattamente come egli è sempre stato in tutti questi anni. Total black instancabile e necessità di esprimersi con le collezioni.
Tutto questo possiamo viverlo in uno spazio completamente restaurato, l’Armani/Silos, all’interno di quei locali che un tempo non molto lontano ospitavano i depositi della Nestlé dell’area di Milano.
4500 mq suddivisi in 40 stanze. Completamente ripensate da Giorgio Armani in persona, attraverso temi ben distinti e cronologicamente studiati.
Bello pensare che uno spazio cosi imponente fosse passato, come si fa normalmente col testimone, da contenitore di cereali per vivere ad abiti per migliorarsi.
Migliorare il nostro aspetto per definire la nostra personalità. Perché tanto un abito come il proprio corpo non sono altro che degli involucri che proteggono la nostra anima.
Articolo a cura di Stefano Fiori
photo credit: Time – Vogue – InStyle – LAConfidential – Armani – 21secolo – TheOldNow – ThatsAllTrends – ClubMilano
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